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Susanna Camusso, sindacato per rispettare le regole

Susanna Camusso, sindacato per rispettare le regole

Susanna Camusso, sindacato per rispettare le regole

Il sindacato italiano, in questi settant’anni, ha avuto un ruolo primario nella vita economica e sociale del Paese, perché è intervenuto nelle scelte politiche, come un rappresentante non soltanto dei propri associati, ma quasi dell’intera popolazione.
In altri termini, ha debordato dalla funzione assegnatagli dalla Costituzione, che ha previsto, con l’articolo 39, l’organizzazione sindacale è libera. Con i successivi tre commi, la Costituzione prevede la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge; un ordinamento interno a base democratica e la personalità giuridica per i sindacati registrati.
Ma la legge non c’è, per cui essi hanno la figura di associazioni private, mentre il loro peso è determinato dal numero degli iscritti e dal carisma dei loro segretari generali.
Va da sé che i sindacati, rappresentando circa 10 milioni di voti, abbiano un peso non indifferente al momento delle elezioni, perché possono fare prevalere un partito piuttosto che un altro.

Per quanto precede, ho ritenuto indirizzare il forum con Susanna Camusso, capo della Cgil, pubblicato all’interno, sulle questioni strutturali e non sulle vicende contingenti come referendum, disoccupazione oscillante, carenze dei Governi e via enumerando.
Camusso ha subito centrato la questione dello sviluppo nella forte contrazione degli investimenti pubblici, che rappresentano una delle leve per fare muovere l’economia. La cattiva politica, incapace di contrarre la spesa pubblica corrente, cioè quella cattiva, quando non riesce a far quadrare i conti, taglia la spesa per investimenti. Cosicché il Paese continua a vivere in una condizione di scarsa infrastrutturazione, soprattutto al Sud, ove il relativo indice è un terzo di quello della media nazionale.
Al Nord, gli investimenti privati sono diminuiti, perché vi è stato il cosiddetto fenomeno di finanziarizzazione dell’economia: le imprese, anziché rinnovare le proprie strutture, inserendo dosi massicce di innovazione, hanno dirottato gli investimenti verso la finanza, rallentando il processo di crescita. Non vi è, in atto, un’inversione di questa tendenza.

L’altro argomento nodale si è sviluppato sulla Pubblica amministrazione. Camusso ha lamentato un fenomeno diffuso, e cioè che le leggi sono complicate, non sono di attuazione immediata, perché abbisognano di più strati: la Legge delega, i Decreti legislativi, i Decreti ministeriali e interministeriali e le Circolari.
Cosicché, dal momento dell’approvazione di una Legge delega alla sua attuazione passano anni. Ed è proprio la lentezza, non solo del processo decisionale, ma anche di quello attuativo, che annacqua la volontà politica riformatrice, quando essa c’è.
Da aggiungere che la Pubblica amministrazione ci mette del suo, approfittando spesso dei meandri di norme oscure per dire di no a cittadini e imprese.
Un altro capitolo è stato toccato da Camusso, e riguarda la responsabilizzazione dei dirigenti pubblici, sottolineando come non risulti comprensibile l’avere ignorato le assenze di decine e decine di persone che registravano i badge in entrata e in uscita, senza però essere sul posto di lavoro.

I servizi pubblici sono misurabili, secondo Camusso, e dalla loro qualità dovrebbe dipendere la valutazione dei dirigenti. Se mancano parametri di riferimento diventa quasi impossibile valutare la qualità e la quantità dei medesimi servizi.
Altro argomento ha riguardato l’utilizzo dei Fondi europei e statali, che dovrebbero costituire linfa vitale per l’economia, perché sono risorse notevoli. Solo la Sicilia, per il Programma operativo 2014/2020 ha a disposizione 12/14 miliardi di Fondi europei, statali e regionali. In questi primi tre anni, però, non ha speso quasi nulla.
Da quanto precede, si rileva una modernità nel pensiero del sindacato, che francamente non ci aspettavamo. Camusso ha espresso intendimenti riformisti, più avanzati di quelli del Governo, che si autodefinisce riformista.
Si tratta di verificare se i comportamenti e le azioni politico-sindacali saranno conformi agli intendimenti, o meno.

Carlo Alberto Tregua

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