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Sanità, assumere medici e non amministrativi

Sanità, assumere medici e non amministrativi

Sanità, assumere medici e non amministrativi

Asp e aziende ospedaliere siciliane continuano ad essere deficitarie nei servizi ai malati. Molto più grave è la situazione dei pronto soccorso, soprattutto nei momenti di picco delle richieste di intervento, perché non vi sono piani che affrontino le situazioni straordinarie, dovute anche a questioni climatiche.
La prima cosa che dice l’assessore al ramo, Baldo Gucciardi, quando va in televisione è che manca personale, omettendo però la distinzione fra quello sanitario (medici ed infermieri) e l’altro amministrativo. Di quest’ultimo, ve n’è in abbondanza e quindi l’assessore dovrebbe precisare che le assunzioni dovrebbero essere limitate al settore del personale sanitario.
Ma anche in questo campo vi sono inefficienze rilevanti perché vi sono presìdi e ospedali nei quali vi è effettiva carenza di personale sanitario ed altri nei quali ve n’è una eccedenza. Con la mobilità si potrebbe risolvere il problema togliendo esuberi per colmare i vuoti.

La lacuna più grossa che ha la sanità regionale è che Asp e AO non possiedono un razionale Piano aziendale nel quale vi dovrebbe essere l’indicazione analitica del fabbisogno di risorse umane, finanziarie e tecnologiche necessarie per la prestazione dei servizi ai malati.
È vero che vi sono le cosiddette piante organiche, ma esse non fanno parte del citato Piano aziendale. E' solo in un quadro correlato fra fabbisogni e risorse che si trova una soluzione razionale e strutturale per svolgere l’attività necessaria alla domanda di servizi sanitari.
È troppo facile, populista e demagogico continuare a dire che ci vuole personale da assumere, perché questo favorisce il clientelismo attraverso le raccomandazioni. Più difficile è procedere a determinare in base a regole organizzative scientifiche l’effettivo fabbisogno e, per conseguenze, l’effettiva quantità di risorse umane necessarie.
La Regione ha speso nel 2015 circa 9 miliardi (fonte: Corte dei Conti Sicilia), di cui il 52,7% affrontato con risorse dello Stato e il restante 48,3% con risorse proprie. Si tratta di una cifra considerevole pari a quasi duemila euro per ogni siciliano giovane o anziano, sano o malato: numeri rilevanti.

Vi è poi una seconda questione: razionalizzare la spesa e renderla più efficace possibile in termini di servizi prestati. La Regione ha l’obbligo di far curare i propri cittadini al meglio dalle strutture pubbliche e private. Non dovrebbe importare chi effettua tali prestazioni, ma chi le effettua al meglio.
Ecco perché dovrebbe istituire un Nucleo di ispettori sanitari e scientifici, scelti fra i migliori dirigenti della Regione, o anche esterni, per capacità professionale ed onestà riconosciuta.
Tali ispettori dovrebbero andare presso le strutture sanitarie, pubbliche e private, per controllare: la qualità dei servizi erogati, l’organizzazione e l’efficienza degli stessi, il funzionamento degli uffici, la qualità dei servizi esterni (quando ve ne sono), e così via. I loro rapporti potrebbero consentire all’Assessorato regionale di intervenire ove vi siano carenze, sanzionando i dirigenti responsabili o, per contro, premiando i dirigenti bravi che fanno funzionare i loro reparti.

Se vi fosse questo sistema di controllo della qualità dei servizi sanitari, per l’Assessorato competente non dovrebbe esservi differenza qualora i malati vengano curati nella struttura A o in quella B perché via via, si diffonderebbe la voce ove sono i migliori servizi con la conseguenza che si svuoterebbero quelli cattivi con un flusso verso quelli buoni o eccellenti.
Alla Regione dovrebbe importare che ad ogni euro speso corrisponda la soddisfazione dell’assistito. A questo riguardo, dovrebbe provvedere a far sì che tutte le strutture abbiano le più avanzate risorse tecnologiche per consentire che si parlino tra loro, formando un circolo virtuoso fra di esse.
Inoltre, dovrebbe provvedere ad installare per ogni reparto i Totem con le tre faccine, verde, gialla e rossa, con cui i malati dovrebbero indicare la propria soddisfazione o insoddisfazione per i servizi ricevuti: la cosiddetta customer satisfaction.
Anche da ciò l’Assessorato trarrebbe utili elementi per prendere le adeguate decisioni in ordine all’accreditamento di strutture private, da estendersi come metodo a ospedali e presìdi.

Carlo Alberto Tregua

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