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La Regione accolga i pensionati europei

La Regione accolga i pensionati europei

La Regione accolga i pensionati europei

Quattrocentomila pensionati italiani hanno deciso di espatriare stabilmente andandosene in Paesi esteri, con mete preferite Portogallo, Canarie e Tunisia. Questi Paesi, fra gli altri, attraggono perché offrono una vivibilità superiore a quella italiana, con servizi pubblici più efficienti, nonché una tassazione più bassa. Inoltre, la vita è meno cara, dal cibo alle pulizie, il clima è migliore, si vive con serenità.
La Spagna ha ottenuto per le Canarie un regime fiscale particolarmente favorevole per chi va a risiedere in quelle isole, lo stesso regime fiscale che la Sicilia non è riuscita a ottenere, anche perché non avrebbe la possibilità di abbassare le tasse, dal momento che la Regione spende e spande in tanti rivoli improduttivi.
Due pensionati che in Italia percepiscono insieme 2.500 euro di assegni vivono discretamente. In uno dei Paesi citati, invece, vivono benissimo, anche perché lì la qualità della vita è nettamente superiore.

In un’inchiesta televisiva, uno di questi pensionati riferiva di alloggiare in un residence dotato di piscina, servizi alberghieri, bar, ristorante, discoteca, cinema e di pagare 500 euro al mese comprese le spese di pulizia e condominio: una vera pacchia. Poi, chi volesse utilizzare un’autista o altro personale di servizio, con 100/200 euro al mese potrebbe togliersi lo sfizio.
Certo, sradicarsi dalla propria terra è dura, perché ci si allontana da amici e parenti, dai luoghi familiari, dalle vecchie abitudini; però, la tranquillità e la possibilità di elevare la qualità della propria vita ha indotto molti nostri connazionali a fare questa scelta.
Si sta bene anche in Tunisia o Marocco, ovviamente rinchiudendosi in residence perché andando al di fuori nelle città e fra i luoghi comuni la qualità della vita scende parecchio.
Addirittura, vi sono facilitazioni aeree per brevi viaggi da quei luoghi verso l’Italia. Insomma, vivere in quei luoghi fa star meglio i nostri pensionati italiani, il cui numero aumenta di circa 5 mila unità al mese. Vi è la conseguenza che il nostro Paese perde le imposte pagate dai nostri concittadini nei nuovi luoghi di residenza. E' ovvio che la gente cerca di stare meglio.

La Sicilia ha condizioni climatiche eccezionali, è dotata di tesori di ogni genere, con paesaggi mozzafiato. Cosa le manca per entrare in concorrenza con quei Paesi? La capacità della propria Classe dirigente e politica di progettare e mettere in atto piani capaci di offrire condizioni concorrenziali ai pensionati italiani, per farli venire nella nostra Isola. Siamo certi che a parità di condizioni essi preferirebbero la Sicilia piuttosto che le Canarie o il Portogallo.
Qui non si tratta soltanto di calmierare i prezzi dei servizi pubblici e privati. Si tratta di estendere una mentalità ricettiva insieme a una cultura dell’ospitalità per il momento latitanti.
Anche questo è un grosso business: per esempio, una Regione propulsiva dovrebbe finanziare la ricostruzione dei borghi ove attuare il cosiddetto albergo diffuso e realizzare campagne pubblicitarie, nel Nord Italia e in Europa, spiegando la convenienza a risiedere qui da noi ove spendere la propria pensione.
 
Certo, la Regione non sarebbe in grado di offrire riduzioni di tassazione dell’assegno, ma potrebbe intervenire su tutti i costi pubblici per far sì che chi offre ospitalità, appunto negli alberghi diffusi o in appositi residence possa abbassare le tariffe e renderle così competitive con quelle di Portogallo, Canarie o Tunisia.
La globalizzazione ha questo vantaggio: mette in concorrenza i Paesi del mondo. Per esempio, anche la Thailandia è molto attrattiva per i pensionati italiani, che lì vi risiedono a decine di migliaia. Nessuno di essi vuole tornare nel nostro Paese, salvo che come turisti.
Come si vede, iniziative di sviluppo ve ne sono. Mancano le competenze e la voglia di essere votati all’innovazione, senza la quale tutto resta piatto e senza prospettive.
Invece, bisogna innovare continuamente, migliorare i servizi, aprire il nostro territorio a chi volesse venirvi episodicamente o stabilmente, offrendo le condizioni migliori possibili e coinvolgendo in queste azioni enti e popolazioni locali.
Ma ci vuole manico, senza di che nessuna automobile marcia spedita.

Carlo Alberto Tregua

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