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Il vero sviluppo con la clausola Ciampi

Il vero sviluppo con la clausola Ciampi

Il vero sviluppo con la clausola Ciampi

Il non dimenticato Carlo Azeglio Ciampi, con cui ho avuto un incontro nel 2004, già governatore della Banca d’Italia e Presidente del consiglio, fautore e coautore dell’euro, sosteneva che occorrono sei interventi per rinforzare l’economia e dare un processo di crescita stabile al Paese.
I sei interventi si ricordano come la clausola Ciampi. Ve li elenchiamo:1. Il 45 per cento degli investimenti al Sud. 2. Un terzo delle uscite per costruire infrastrutture, riparazioni e rafforzamento del territorio. 3. Sostegno all’edilizia. 4. Sanità efficiente che costi poco. 5. Investimenti sull’energia per raggiungere l’autosufficienza. 6. Sgravio di oneri per il tessuto delle piccole e medie imprese.
A parole sentiamo richiamare questi sei punti da tanti uomini politici; ma si tratta solo di un modo per dare fiato alla bocca. Quando è il momento di realizzare queste idee, ecco che interviene la rituale difficoltà costituita dai cavalli di Frisia contro le realizzazioni: la lentezza.
Ecco l’elemento disastroso che affligge il nostro Paese: lentezza nell’esaminare i problemi, lentezza nel trovarvi soluzioni, lentezza nel riformare procedure arcaiche e complicate, lentezza nella formazione delle leggi, lentezza nella loro esecuzione ed applicazione, lentezza nella Pubblica amministrazione.

La lentezza è l’antitesi della velocità; ed è proprio la velocità l’elemento che distingue chi vince da chi perde, in natura, nella vita, nello sport. Ciò perché la vita stessa è fatta di competizione, non una competizione selvaggia, ma sana e giusta, che serva a distinguere le persone capaci e volitive da fannulloni e incapaci.
Una battuta ci ricorda che “L’aereo è il mezzo più veloce per arrivare tardi”: un paradosso, ma significativo. In effetti non è tanto importante procedere velocemente, ma in modo ordinato e continuo, senza mai perdere di vista la bussola ed i punti di riferimento. Avendo ben presente l’obiettivo che si vuole perseguire, tralasciando i fronzoli (no skills) e tutte quelle ambiguità che li fanno perdere di vista.
Sabato scorso, il nostro editorialista, Pino Grimaldi, ha sottolineato la bontà dell’ordinaria amministrazione richiamando l’eccellente funzionamento delle Hawaii.

Ecco il vero valore da raggiungere nel nostro Paese, nel Sud e in Sicilia, che è un’isola geografica ma soprattutto un’isola sociale ed economica, nel senso che si trova negli ultimi posti della graduatoria tra le regioni d’Europa.
Raggiungere l’ordinaria amministrazione: non c’è una Pa che funzioni ordinariamente. Tutte sono affette da lentezza endemica, grave malattia per la quale occorrerebbe una cura da cavallo, cioè interventi strutturali decisivi.
Ma chi dovrebbe fare questi interventi? Il ceto politico? Certamente, ma non quello attuale, nazionale, regionale o locale. Vedete, i responsabili delle istituzioni, anziché fare il loro mestiere in modo ordinario, si preoccupano di continuare a sentire l’umore dell’elettorato, con la conseguenza che non adottano provvedimenti che possano disturbare questa o quella fascia.
Si comportano non da statisti che perseguono il bene comune, ma come quel padre che per accontentare i figli spende più di quanto guadagna, dilapida le sue sostanze ed anche il patrimonio, piccolo o grande, quando ce l’ha.

Non è così che si governa lo Stato o che si amministrano gli enti locali. La clausola Ciampi è lì per essere messa in atto. Ma essa intacca i privilegi, taglia le unghie degli ingordi e dei parassiti, contrasta furbi e furbetti: ecco cosa fare. Ma per farlo ci vogliono attributi mentali (e non solo), assenza di scheletri negli armadi, dirittura morale, capacità e professionalità.
Dove sono queste qualità nell’attuale classe politica? Ci sono in modica quantità: politici bravi, intelligenti e capaci, ma essi, per ragioni di casta, non isolano i loro colleghi che hanno le corrispondenti qualità negative.
Sono i cittadini-elettori che devono mutare le loro scelte nelle elezione, a partire da quella locale dell’11 giugno, per passare a quella della Regione siciliana del 5 novembre e all’altra nazionale di febbraio o marzo 2018.
Se continuano a votare in base al favore, la situazione rimarrà inalterata.

Carlo Alberto Tregua

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