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I litigi ci vogliono, il temporale pulisce l'aria

I litigi ci vogliono, il temporale pulisce l'aria

I litigi ci vogliono, il temporale pulisce l’aria

Non è inspiegabile la guerra che si è scatenata all’interno del Partito democratico. Non è tanto una lotta acerrima fra vecchia e nuova generazione, ma fra un modo superato di intendere la politica che non accetta innovazione e rinnovamento.
Il giovane Matteo Renzi è stato sempre coerente, fin dal 2010. Si è candidato in una tornata delle primarie nel 2012 contro Bersani e ha perso 60/40, ma ha continuato a fare la sua azione all’interno del Partito democratico.
Successivamente nel 2013, in un’altra tornata di primarie, è riuscito a ribaltare la situazione, sbaragliando con quasi il 70 per cento Cuperlo e Civati, ma questo il vecchio lupo piacentino non gliel’ha perdonato. Poi c’è stato il cosiddetto sgarbo che Renzi avrebbe usato nei confronti di Massimo D’Alema, cioè la mancata segnalazione all’incarico di Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, incarico per il quale è stata invece indicata Federica Mogherini. A questa coppia di delusi si è aggiunto l’attuale presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, il quale è intriso di vendolismo.

A completare il quartetto degli avversari di Renzi, vi è l’attuale presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, che non tollera l’ex premier: nemo profeta in Patria. Ma i quattro avversari, nel pieno rispetto della loro linea politica e della loro ideologia, non dovrebbero pensare di uscire dal perimetro del proprio partito, restarvi dentro seppur facendo opposizione.
Però, ormai tutti l’hanno capito: non è questione di linea politica, ma questione personale e questo non è consentito nell’ambito di un dibattito democratico. Non sappiamo quanti seguiranno i quattro moschettieri della scissione, ma sappiamo che un chiarimento definitivo è utile all’intero scenario politico.
Siamo alle solite: le discussioni sulle persone e non sulle cose da fare e sul come farle. Non è detto che tutti debbano trovare concordia sugli obiettivi e sul modo per raggiungerli, ma la democrazia imporrebbe che dopo le discussioni si arrivasse a un voto e si adottassero le decisioni prese da una maggioranza eletta.
Crediamo invece che la democrazia si sia persa per strada in questo acceso scontro fra i Quattro e Renzi.

Quando scoppia un temporale, quando arriva un tifone, quando c’è un’esondazione, la gente si terrorizza per gli effetti nefasti che si verificano: stati d’animo comprensibili. Tuttavia bisognerebbe pensare al dopo, quando passata è la tempesta, tutti gli augelli fan festa.
E dopo la tempesta, l’aria si pulisce, vi è più ossigeno e si respira meglio. Quindi i temporali sono indispensabili nell’equilibrio non solo atmosferico che esiste fra le cose che vanno bene e quelle che vanno male. Nella geopolitica italiana, a parte il temporale che sta scatenando bombe d’acqua sulla sinistra, vi sono anche quelli su centro e destra.
Però, la tripartizione non è più adeguata alla situazione perché non ci sono più destra, centro e sinistra, ma ci sono uomini politici credibili, perché onesti e capaci, ed altri deprecabili, perché disonesti ed incapaci.
In questo scenario si accredita sempre più il Movimento cinque stelle perché attrae cittadini esasperati dai vecchi politicanti.

Resta difficile la situazione istituzionale in quanto il governo Gentiloni Silveri ha una maggioranza sbrindellata, che dovrà sostenerlo provvedimento per provvedimento. Non sappiamo come si regoleranno i transfughi e i loro seguaci, se coveranno propositi di vendetta che, non potendo riversare sull’ex segretario (dimessosi domenica 19 febbraio), forse cercheranno di colpire il presidente del Consiglio.
La situazione è ancora più difficile in campo internazionale perché, mentre tutto ciò accade, il bravo ministro Giancarlo Padoan è alle prese con la Commissione europea per dirimere la questione di sforamento dello 0,1-0,2% del deficit 2017.
Ancora più problematica sarà la posizione del Governo quando ospiterà a Taormina il G7 dal 26 al 27 maggio. E poi vi saranno le elezioni amministrative di giugno che costituiranno una cartina di tornasole nello scenario politico.
Mala tempora currunt, sostenevano Cicerone (106 a.C.- 43 a.C.), il quale ricordava anche che “Spendere il denaro dello Stato contro l’interesse pubblico è criminale come rubarlo”. Ma i criminali sono a piede libero!

Carlo Alberto Tregua

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