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Raccolta differenziata: i numeri del fallimento. La Sicilia lontana anni luce dagli obiettivi UE

Raccolta differenziata: i numeri del fallimento. La Sicilia lontana anni luce dagli obiettivi UE

Raccolta differenziata: i numeri del fallimento. La Sicilia lontana anni luce dagli obiettivi UE

La pessima gestione dei rifiuti è forse il segno più tangibile di una Sicilia arretrata e inefficiente. Gli ultimi proclami della politica regionale ne sono la dimostrazione. Il governatore Crocetta vorrebbe ora “esplorare il mercato” e valutare la possibilità di smaltire i rifiuti fuori dall’Isola. Il che sarebbe un macigno per i siciliani, che si ritroverebbero a pagare anche i costi del trasferimento.

Intanto non c’è da stupirsi se i livelli di raccolta differenziata, da cui si dovrebbe partire per una risoluzione di ciò che ormai è diventato emergenza costante, lasciano molto a desiderare. Secondo il VI Rapporto Banca Dati Anci-Conai sulla raccolta differenziata e il riciclo dei rifiuti, diffuso lo scorso 21 ottobre, la Sicilia è il fanalino di coda dell’intera realtà nazionale. La percentuale di raccolta differenziata nel 2015 è stata dell’11,02% ed è scesa del 10,7% rispetto al 2014. Insomma, una situazione già pessima che difficilmente poteva peggiorare. Eppure noi ci siamo riusciti.

Bassissima è anche la percentuale di avvio a riciclo, che in Sicilia si attesta al 10,81%. Siamo lontani anni luce dall’obiettivo UE del 50% di avvio a riciclo fissato per il 2020, mentre nove regioni italiane hanno già raggiunto, se non superato, quell’obiettivo, primo fra tutti il Trentino Alto Adige, con il suo 68%.

Il mancato avvio della differenziata, poi, ha dei risvolti poco invidiabili non solo in termini di costi, ma anche in termini di salute ambientale. Nel 2015 le emissioni di CO2 risparmiate in Sicilia grazie al riciclo sono state pari a 28.659 tonnellate di CO2 equivalente. Si tratta di una quantità irrisoria se confrontata con quella del Piemonte (-184.007 tonnellate di CO2 equivalente), o della Lombardia (-417.862 tonnellate di CO2 equivalente), tanto per citare gli esempi più virtuosi.

Questi numeri portano a un ragionamento semplicissimo: i cittadini siciliani pagano fior di quattrini per un servizio a dir poco mediocre, continuando a respirare l’aria più inquinata d’Italia. Ed è grave che la classe politica non sia ancora riuscita a trovare una soluzione.

Oriana Sipala

oriana sipala

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